IL CASO
Facebook, la guerra delle mascherine sul social: da marzo rimossi 2,5 milioni post falsi
Francesco Malfetano
12 May 2020
Social network e Coronavirus. Un accoppiamento potenzialmente esplosivo di cui nelle ultime settimane si è parlato molto. Con l’emergenza sono aumentati in maniera esponenziale tanto gli utenti quanto le difficoltà nella loro gestione in una situazione tanto delicata. Complessità evidente che Facebook oggi, 12 maggio, ha rimarcato rendendo noti i dati sulla sua attività relativa a Covid-19.
I DATI
Il team di Mark Zuckerberg ad esempio, ha fatto sapere che la piattaforma è stata costretta ad intervenire sui post che avevamo come protagoniste le introvabili mascherine. Oggetto di speculazione e truffe, i dispositivi di protezione personale ancora oggi si reperiscono difficilmente lungo la Penisola eppure sono sempre iper presenti nelle bacheche degli italiani. «Dal 1° marzo - fa sapere Menlo Park in una nota - abbiamo rimosso più di 2,5 milioni di contenuti organici relativi alla vendita di maschere, disinfettanti per le mani, salviette disinfettanti per superfici e kit di test Covid-19». Stesso trattamento è toccato a centinaia di migliaia di contenuti di disinformazione che potrebbero portare a danni fisici imminenti come cure inventate per il coronavirus o informazioni pericolose come “il virus è un comune raffreddore”.
Non solo, con lo stesso spirito, la piattaforma sostiene di aver anche reindirizzato oltre 2 miliardi di persone verso le risorse messe a disposizione dalle autorità sanitarie attraverso il nostro Centro Informazioni sul Covid-19 e i pop-up su Facebook e Instagram. Una funzione “sociale” della scuderia di Menlo Park che si è resa necessaria dopo l’invasione di fake news vissuta nei primissimi giorni dell’emergenza. Non a caso, durante il mese di aprile, il team del social network messo etichette di avvertimento su circa 50 milioni di contenuti relativi a COVID-19 comparsi su Facebook, «frutto dell’analisi di circa 7500 articoli da parte dei fact checker nostri partner» dicono. «Sappiamo che questi avvisi sono efficaci perché nel 95% dei casi in cui compare un contenuto con etichetta di avvertimento, le persone non cliccano sul contenuto per visualizzarlo». Un piccolo successo in pratica, nel mare magnum di condivisioni raffazzonate che sono diventati i social network.
I NUOVI STRUMENTI
La scuderia di Zuckerberg ha anche lanciato nuovi strumenti per mantenere i social come luoghi sicuri. Ad esempio, con l’obiettivo di aiutare le persone a gestire più interazioni indesiderate contemporaneamente (le cosiddette ondate di commenti negativi) è stata testata la possibilità di eliminare questa tipologia di commenti in blocco, nonché di bloccare o limitare più account che pubblicano commenti negativi. Oltre a rimuovere i commenti negativi però, Facebook vuole anche offrire alle persone un modo semplice per amplificare e incoraggiare le interazioni positive. Così ha annunciato che a breve inizieranno i test per «la funzione “Commenti Fissati in Alto”», una modalità che consente agli utenti di impostare il tono del proprio account e interagire con la propria comunità, fissando un numero selezionato di commenti all’inizio del proprio thread.
L’intervento dei tecnici del social però, ha riguardato anche i tag di Instagram. «Abbiamo notato che i tag e le menzioni possono essere utilizzati per colpire o bullizzare, quindi stiamo implementando nuovi sistemi di controllo che consentono di gestire chi può taggarti o menzionarti su Instagram. Puoi scegliere che tutti, solo le persone che segui o nessuno possa taggarti o menzionarti in un commento, una didascalia o una Storia». Piccoli passi che rendono i social network, sempre più parte della nostra vita, un luogo meno inospitale.
I DATI
Il team di Mark Zuckerberg ad esempio, ha fatto sapere che la piattaforma è stata costretta ad intervenire sui post che avevamo come protagoniste le introvabili mascherine. Oggetto di speculazione e truffe, i dispositivi di protezione personale ancora oggi si reperiscono difficilmente lungo la Penisola eppure sono sempre iper presenti nelle bacheche degli italiani. «Dal 1° marzo - fa sapere Menlo Park in una nota - abbiamo rimosso più di 2,5 milioni di contenuti organici relativi alla vendita di maschere, disinfettanti per le mani, salviette disinfettanti per superfici e kit di test Covid-19». Stesso trattamento è toccato a centinaia di migliaia di contenuti di disinformazione che potrebbero portare a danni fisici imminenti come cure inventate per il coronavirus o informazioni pericolose come “il virus è un comune raffreddore”.
Non solo, con lo stesso spirito, la piattaforma sostiene di aver anche reindirizzato oltre 2 miliardi di persone verso le risorse messe a disposizione dalle autorità sanitarie attraverso il nostro Centro Informazioni sul Covid-19 e i pop-up su Facebook e Instagram. Una funzione “sociale” della scuderia di Menlo Park che si è resa necessaria dopo l’invasione di fake news vissuta nei primissimi giorni dell’emergenza. Non a caso, durante il mese di aprile, il team del social network messo etichette di avvertimento su circa 50 milioni di contenuti relativi a COVID-19 comparsi su Facebook, «frutto dell’analisi di circa 7500 articoli da parte dei fact checker nostri partner» dicono. «Sappiamo che questi avvisi sono efficaci perché nel 95% dei casi in cui compare un contenuto con etichetta di avvertimento, le persone non cliccano sul contenuto per visualizzarlo». Un piccolo successo in pratica, nel mare magnum di condivisioni raffazzonate che sono diventati i social network.
I NUOVI STRUMENTI
La scuderia di Zuckerberg ha anche lanciato nuovi strumenti per mantenere i social come luoghi sicuri. Ad esempio, con l’obiettivo di aiutare le persone a gestire più interazioni indesiderate contemporaneamente (le cosiddette ondate di commenti negativi) è stata testata la possibilità di eliminare questa tipologia di commenti in blocco, nonché di bloccare o limitare più account che pubblicano commenti negativi. Oltre a rimuovere i commenti negativi però, Facebook vuole anche offrire alle persone un modo semplice per amplificare e incoraggiare le interazioni positive. Così ha annunciato che a breve inizieranno i test per «la funzione “Commenti Fissati in Alto”», una modalità che consente agli utenti di impostare il tono del proprio account e interagire con la propria comunità, fissando un numero selezionato di commenti all’inizio del proprio thread.
L’intervento dei tecnici del social però, ha riguardato anche i tag di Instagram. «Abbiamo notato che i tag e le menzioni possono essere utilizzati per colpire o bullizzare, quindi stiamo implementando nuovi sistemi di controllo che consentono di gestire chi può taggarti o menzionarti su Instagram. Puoi scegliere che tutti, solo le persone che segui o nessuno possa taggarti o menzionarti in un commento, una didascalia o una Storia». Piccoli passi che rendono i social network, sempre più parte della nostra vita, un luogo meno inospitale.