FAKE
FAKE L'ibuprofene peggiora le condizioni di un malato Covid-19
Giampiero Valenza
09 April 2020
L'ibuprofene può contribuire al peggioramento delle condizioni di un malato di Covid-19? Una errata interpretazione di un articolo su una rivista scientifica (dunque, soggetta a peer review) ha scatenato il dibattito internazionale. Tutto ruota attorno a Lancet (una delle più autorevoli in ambito accademico) e alla sua edizione su Respiratory Medicine, dunque sulla medicina respiratoria.
Tre ricercatori dell'Ospedale Universitario di Basilea pubblicano un loro contributo dal titolo "I pazienti con ipertensione e diabete mellito hanno un rischio maggiore di infezione da Covid-19?" dove si afferma come i coronavirus patogeni umani si legano alle loro cellule bersaglio attraverso l'enzima 2 di conversione dell'angiotensina (l'Ace2), che è espresso dalle cellule epiteliali del polmone, dell'intestino, dei reni, e vasi sanguigni.
I tre studiosi hanno fatto notare come l'espressione di Ace2 è sostanzialmente aumentata nei pazienti con diabete di tipo 1 o di tipo 2, che sono trattati con Ace-inibitori e bloccanti del recettore dell'angiotensina II di tipo I, ma anche dai tiazolidinedioni (una classe di farmaci che rallentano l'insulina) e dall'ibuprofene (un comune farmaco antinfiammatorio da banco). Questa, però, come dicono gli stessi studiosi, è una "ipotesi" e dunque non un risultato definito.
Come è stato possibile arrivare a quella teoria?
I ricercatori hanno fatto riferimento a tre studi osservazionali cinesi che avevano analizzato i dati di alcuni pazienti cinesi che suggerivano come l'ipertensione, il diabete e le malattie cardiovascolari siano più comuni nei pazienti con casi gravi o Covid-19 (che hanno portato anche alla morte) rispetto a quelli con casi più lievi. Di conseguenza, i ricercatori di Basilea hanno ipotizzato come ciò potesse essere dovuto ai farmaci usati per trattare l'ipertensione, il diabete e le malattie cardiovascolari. Qui, il sospetto cade principalmente sugli Ace-inibitori, che colpiscono l'enzima 2 di conversione dell'angiotensina (Ace2) e che servono per trattare l'ipertensione, oltre che sull'ibuprofene. L'articolo, mal letto, ha fatto passare un interrogativo di una teoria per un dato di fatto. Sui social l'indicazione è diventata virale e ha sollevato dubbi tra i pazienti. Anche l'Organizzazione mondiale della sanità è dovuta intervenire per smentire la notizia, con un post su Twitter.
Michael Roth, uno dei ricercatori dell'Università di Basilea che aveva scritto la lettera ha poi commentato: "Non vuole essere una raccomandazione di usare determinati farmaci o meno. I pazienti devono sempre seguire le istruzioni fornite dai loro medici".
Tre ricercatori dell'Ospedale Universitario di Basilea pubblicano un loro contributo dal titolo "I pazienti con ipertensione e diabete mellito hanno un rischio maggiore di infezione da Covid-19?" dove si afferma come i coronavirus patogeni umani si legano alle loro cellule bersaglio attraverso l'enzima 2 di conversione dell'angiotensina (l'Ace2), che è espresso dalle cellule epiteliali del polmone, dell'intestino, dei reni, e vasi sanguigni.
I tre studiosi hanno fatto notare come l'espressione di Ace2 è sostanzialmente aumentata nei pazienti con diabete di tipo 1 o di tipo 2, che sono trattati con Ace-inibitori e bloccanti del recettore dell'angiotensina II di tipo I, ma anche dai tiazolidinedioni (una classe di farmaci che rallentano l'insulina) e dall'ibuprofene (un comune farmaco antinfiammatorio da banco). Questa, però, come dicono gli stessi studiosi, è una "ipotesi" e dunque non un risultato definito.
Come è stato possibile arrivare a quella teoria?
I ricercatori hanno fatto riferimento a tre studi osservazionali cinesi che avevano analizzato i dati di alcuni pazienti cinesi che suggerivano come l'ipertensione, il diabete e le malattie cardiovascolari siano più comuni nei pazienti con casi gravi o Covid-19 (che hanno portato anche alla morte) rispetto a quelli con casi più lievi. Di conseguenza, i ricercatori di Basilea hanno ipotizzato come ciò potesse essere dovuto ai farmaci usati per trattare l'ipertensione, il diabete e le malattie cardiovascolari. Qui, il sospetto cade principalmente sugli Ace-inibitori, che colpiscono l'enzima 2 di conversione dell'angiotensina (Ace2) e che servono per trattare l'ipertensione, oltre che sull'ibuprofene. L'articolo, mal letto, ha fatto passare un interrogativo di una teoria per un dato di fatto. Sui social l'indicazione è diventata virale e ha sollevato dubbi tra i pazienti. Anche l'Organizzazione mondiale della sanità è dovuta intervenire per smentire la notizia, con un post su Twitter.
Q: Could #ibuprofen worsen disease for people with #COVID19?
— World Health Organization (WHO) (@WHO) March 18, 2020
A: Based on currently available information, WHO does not recommend against the use of of ibuprofen. pic.twitter.com/n39DFt2amF
Michael Roth, uno dei ricercatori dell'Università di Basilea che aveva scritto la lettera ha poi commentato: "Non vuole essere una raccomandazione di usare determinati farmaci o meno. I pazienti devono sempre seguire le istruzioni fornite dai loro medici".