VERO
Coronavirus: Su Facebook arriva la 'rettifica social'
Giampiero Valenza
16 April 2020
Su Facebook arriva la ‘rettifica social’: se cliccherai mi piace o avrai una qualsiasi interazione su una fake news legata al Covid-19, sarà lo stesso social network ad avvisarti, dicendo che quella era una bufala vera e propria.
Il provvedimento nasce sulla scia di un'indagine dell’Ong Avaaz che ha notato l'azione di utenti che continuavano a scrivere notizie false proprio sul social. Dopo aver segnalato i risultati dell'indagine è stata proprio l'azienda statunitense a decidere di intraprendere una delle azioni più significative contro la misinformazione della sua storia: l'invio di rettifiche retroattive a ogni singolo utente che vede, condivide o interagisce con misinformazione dannosa sul coronavirus, in ogni lingua.
La novità della rettifica social
In cima al News Feed di Facebook (in pratica, nella colonna centrale se si usa il social da computer o nella sezione notizie del cellulare) appare un nuovo messaggio alle persone che hanno interagito con notizie false, suggerendo loro di andare direttamente sul sito ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità per saperne di più.
Le altre disposizioni anti-fake già attuate da Facebook
Una volta che un contenuto viene giudicato falso dai fact-checker, Facebook ne riduce la distribuzione e mostra delle etichette di avvertimento per spiegare il contesto. Durante il mese di marzo, per esempio, Facebook ha mostrato avvisi su circa 40 milioni di post, basati su circa 4.000 articoli di analisi ad opera dei partner indipendenti per il fact-checking. In circa il 95% dei casi, quando le persone hanno visualizzato quegli avvisi, non sono andate a vedere il contenuto originale.
Ad oggi, secondo alcuni dati dello stesso social network, sono state eliminate centinaia di migliaia di notizie false che potrebbero provocare imminenti danni fisici, come la notizia secondo la quale il consumo di candeggina sarebbe una cura per il virus e teorie che affermano che il distanziamento sociale sia inefficace nella prevenzione della diffusione di Sars-Cov-2.
Lo studio di Avaaz
I ricercatori di Avaaz hanno analizzato un campione di oltre 100 notizie false sul coronavirus in sei lingue. Questi post sono stati condivisi 1,7 milioni di volte e sono stati visualizzati, secondo le stime, 117 milioni di volte, nonostante fossero già stati confutati da fact checker indipendenti. Secondo l'analisi, possono trascorrere fino a 22 giorni prima che l’azienda pubblichi le rettifiche per le notizie false sul coronavirus, anche quando i fact checker partner di Facebook segnalano tempestivamente alla piattaforma il contenuto dannoso. Il 41% delle storie di misinformazione analizzate, inoltre, è rimasta sulla piattaforma senza nessun avvertimento. Secondo l’analisi di Avaaz, le etichette di segnalazione non erano state applicate in modo uniforme in tutte le lingue; Facebook non le aveva ancora applicate sul 68% dei contenuti in lingua italiana, nel 70% dei contenuti in lingua spagnola e nel 50% dei contenuti in lingua portoghese, contro il 29% dei contenuti in inglese.
Un'ulteriore ricerca della George Washington University e della Ohio State University, commissionata da Avaaz, ha dimostrato inoltre come pubblicare le rettifiche di fact checker indipendenti, ogni volta che un utente di Facebook viene a contatto con la misinformazione, può ridurre le convinzioni che nascono dalla disinformazione mediamente nel 50% dei casi (49.4%) arrivando anche al 61%.
"Facebook ha tra le mani un vaccino per l'infodemia - ha detto Fadi Quran, direttore della campagna di Avaaz - un vaccino che gli studi ora dimostrano può dimezzare la credenza delle persone verso la misinformazione. Agire sulla misinformazione sul coronavirus può salvare delle vite in questo momento, ma questo è solo il primo passo. Anche le persone esposte a misinformazione sul morbillo, sui vaccini o sulla politica devono essere tutelate. Avaaz si aspetta la piena attuazione della Rettifica Social da parte di Facebook nei prossimi mesi".
“Condividiamo l'obiettivo di Avaaz di ridurre la disinformazione sul Covid-19 e apprezziamo la loro collaborazione nello sviluppo dei messaggi che ora mostreremo alle persone che hanno interagito con disinformazioni dannose sul virus, che abbiamo poi rimosso - spiegano da Facebook - Tuttavia, il loro campione non è rappresentativo della comunità su Facebook e i loro risultati non riflettono il lavoro che abbiamo fatto. Dall'inizio della pandemia, abbiamo ampliato le nostre collaborazioni con i fact-checker indipendenti per coprire più di una dozzina di nuovi paesi e abbiamo rimosso centinaia di migliaia di notizie false sul virus che potrebbero provocare imminenti danni fisici. Abbiamo anche indirizzato oltre 2 miliardi di persone verso le risorse delle autorità sanitarie attraverso il nostro Centro Informazioni sul Covid-19, che compare in cima al News Feed, e con i pop-up, e oltre 350 milioni di persone hanno cliccato per saperne di più".
Il provvedimento nasce sulla scia di un'indagine dell’Ong Avaaz che ha notato l'azione di utenti che continuavano a scrivere notizie false proprio sul social. Dopo aver segnalato i risultati dell'indagine è stata proprio l'azienda statunitense a decidere di intraprendere una delle azioni più significative contro la misinformazione della sua storia: l'invio di rettifiche retroattive a ogni singolo utente che vede, condivide o interagisce con misinformazione dannosa sul coronavirus, in ogni lingua.
La novità della rettifica social
In cima al News Feed di Facebook (in pratica, nella colonna centrale se si usa il social da computer o nella sezione notizie del cellulare) appare un nuovo messaggio alle persone che hanno interagito con notizie false, suggerendo loro di andare direttamente sul sito ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità per saperne di più.
Le altre disposizioni anti-fake già attuate da Facebook
Una volta che un contenuto viene giudicato falso dai fact-checker, Facebook ne riduce la distribuzione e mostra delle etichette di avvertimento per spiegare il contesto. Durante il mese di marzo, per esempio, Facebook ha mostrato avvisi su circa 40 milioni di post, basati su circa 4.000 articoli di analisi ad opera dei partner indipendenti per il fact-checking. In circa il 95% dei casi, quando le persone hanno visualizzato quegli avvisi, non sono andate a vedere il contenuto originale.
Ad oggi, secondo alcuni dati dello stesso social network, sono state eliminate centinaia di migliaia di notizie false che potrebbero provocare imminenti danni fisici, come la notizia secondo la quale il consumo di candeggina sarebbe una cura per il virus e teorie che affermano che il distanziamento sociale sia inefficace nella prevenzione della diffusione di Sars-Cov-2.
Lo studio di Avaaz
I ricercatori di Avaaz hanno analizzato un campione di oltre 100 notizie false sul coronavirus in sei lingue. Questi post sono stati condivisi 1,7 milioni di volte e sono stati visualizzati, secondo le stime, 117 milioni di volte, nonostante fossero già stati confutati da fact checker indipendenti. Secondo l'analisi, possono trascorrere fino a 22 giorni prima che l’azienda pubblichi le rettifiche per le notizie false sul coronavirus, anche quando i fact checker partner di Facebook segnalano tempestivamente alla piattaforma il contenuto dannoso. Il 41% delle storie di misinformazione analizzate, inoltre, è rimasta sulla piattaforma senza nessun avvertimento. Secondo l’analisi di Avaaz, le etichette di segnalazione non erano state applicate in modo uniforme in tutte le lingue; Facebook non le aveva ancora applicate sul 68% dei contenuti in lingua italiana, nel 70% dei contenuti in lingua spagnola e nel 50% dei contenuti in lingua portoghese, contro il 29% dei contenuti in inglese.
Un'ulteriore ricerca della George Washington University e della Ohio State University, commissionata da Avaaz, ha dimostrato inoltre come pubblicare le rettifiche di fact checker indipendenti, ogni volta che un utente di Facebook viene a contatto con la misinformazione, può ridurre le convinzioni che nascono dalla disinformazione mediamente nel 50% dei casi (49.4%) arrivando anche al 61%.
"Facebook ha tra le mani un vaccino per l'infodemia - ha detto Fadi Quran, direttore della campagna di Avaaz - un vaccino che gli studi ora dimostrano può dimezzare la credenza delle persone verso la misinformazione. Agire sulla misinformazione sul coronavirus può salvare delle vite in questo momento, ma questo è solo il primo passo. Anche le persone esposte a misinformazione sul morbillo, sui vaccini o sulla politica devono essere tutelate. Avaaz si aspetta la piena attuazione della Rettifica Social da parte di Facebook nei prossimi mesi".
“Condividiamo l'obiettivo di Avaaz di ridurre la disinformazione sul Covid-19 e apprezziamo la loro collaborazione nello sviluppo dei messaggi che ora mostreremo alle persone che hanno interagito con disinformazioni dannose sul virus, che abbiamo poi rimosso - spiegano da Facebook - Tuttavia, il loro campione non è rappresentativo della comunità su Facebook e i loro risultati non riflettono il lavoro che abbiamo fatto. Dall'inizio della pandemia, abbiamo ampliato le nostre collaborazioni con i fact-checker indipendenti per coprire più di una dozzina di nuovi paesi e abbiamo rimosso centinaia di migliaia di notizie false sul virus che potrebbero provocare imminenti danni fisici. Abbiamo anche indirizzato oltre 2 miliardi di persone verso le risorse delle autorità sanitarie attraverso il nostro Centro Informazioni sul Covid-19, che compare in cima al News Feed, e con i pop-up, e oltre 350 milioni di persone hanno cliccato per saperne di più".